Leadership e benessere psicologico: modello Mindwork

La leadership è un concetto ampio e multiforme che ha subito numerose evoluzioni nel corso del tempo. Nell’era moderna, caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali, la figura del leader assume una rilevanza ancora maggiore. Non si tratta più solo di guidare un team verso il raggiungimento di obiettivi aziendali, ma anche di garantire il benessere psicologico dei propri collaboratori. La leadership, quindi, deve essere intesa in una chiave più umana e inclusiva, capace di coniugare performance e salute mentale. 

Tradizionalmente, la leadership è stata definita come l’abilità di un individuo di influenzare, motivare e guidare altri verso il raggiungimento di obiettivi comuni. Le teorie classiche della leadership si concentrano su aspetti come il potere, l’autorità e la capacità di prendere decisioni efficaci. I leader sono visti come figure di riferimento, in grado di dettare la rotta e ispirare i propri seguaci attraverso la propria visione e determinazione. 

La prospettiva psicologica sulla leadership 

Dalla prospettiva psicologica, la leadership si evolve in modo intricato e multifacciale, riflettendo la complessità delle dinamiche umane in ambito lavorativo. Un leader di valore non si limita semplicemente a guidare il conseguimento degli obiettivi aziendali, ma si distingue per la capacità di influenzare positivamente l’ambiente circostante. Questo implica non solo la creazione di strategie efficaci e la gestione delle risorse, ma anche un impegno profondo nel favorire un clima di lavoro che sia al contempo stimolante e sano dal punto di vista psicologico per tutti i membri del team.

La psicologia applicata alla leadership si focalizza su elementi chiave che vanno oltre le tradizionali competenze manageriali. L’intelligenza emotiva, ad esempio, gioca un ruolo cruciale nell’abilità di comprendere e gestire le emozioni proprie e degli altri. Un leader emotivamente intelligente è in grado di mantenere la calma durante periodi di tensione, di incoraggiare l’apertura emotiva tra i membri del team e di favorire un ambiente di lavoro che incoraggi il benessere psicologico.

Altrettanto importante è la capacità di ascolto empatico. Un leader che sa ascoltare attivamente e con empatia non solo capisce meglio le esigenze e le preoccupazioni dei suoi collaboratori, ma li fa sentire veramente compresi e valorizzati. Questo tipo di comunicazione apre le porte a relazioni più sincere e a una collaborazione più efficace, migliorando il senso di appartenenza e la motivazione del team.

La gestione dello stress rappresenta un altro pilastro cruciale. Un leader che sa gestire il proprio stress e quello del team è in grado di mantenere un ambiente di lavoro produttivo e armonioso anche durante i momenti di sfida. Questo può includere l’introduzione di pratiche di mindfulness o di strategie per il bilanciamento lavoro-vita personale, che aiutano a mitigare lo stress e a promuovere il benessere generale.

Infine, la psicologia applicata alla leadership si occupa anche della creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso. Un leader che promuove la diversità e l’inclusione non solo risponde alle esigenze di un mondo sempre più globale e interconnesso, ma stimola anche la creatività e l’innovazione all’interno del team. Questo tipo di leadership non solo migliora la reputazione aziendale, attirando talenti qualificati e investitori, ma contribuisce anche a costruire una cultura aziendale robusta basata su valori di fiducia, rispetto reciproco e crescita collettiva.

Mindwork: il modello di “Leadership a misura di benessere psicologico” 

Mindwork è un’organizzazione che si occupa di promuovere il benessere psicologico nelle aziende attraverso programmi di formazione e consulenza. Il modello di “Leadership a misura di benessere psicologico” proposto da Mindwork si basa sull’integrazione di competenze psicologiche e manageriali, con l’obiettivo di creare leader capaci di sostenere non solo la produttività, ma anche la salute mentale dei propri collaboratori. 

Il modello di Mindwork si articola su cinque pilastri principali: autoconsapevolezza, riconoscimento, sicurezza psicologica, relazione e senso del limite.

  1. Consapevolezza di sé
    La consapevolezza di sé è il primo passo per diventare un leader efficace. Essa implica la capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni, pensieri e comportamenti. Un leader consapevole di sé è in grado di valutare obiettivamente le proprie reazioni e di adottare strategie per migliorare continuamente.

  2. Riconoscimento
    È imprescindibile riconoscere, accanto ai propri vissuti interni, anche quelli delle persone con cui si lavora. Al di là dei job title e dei ruoli, è fondamentale vedere i colleghi e le colleghe come iceberg, comprendendo che ciò che appare in superficie è solo una piccola parte di ciò che sono. Un approccio orientato alla person integration e alla diversity deve essere integrato anche nell’esercizio della leadership. Parallelamente, è essenziale conoscere i segnali d’allarme del malessere psicologico, così da poterli riconoscere tempestivamente e agire in modo appropriato.

  3. Sicurezza psicologica
    Una leadership attenta al benessere psicologico promuove attivamente la sicurezza psicologica all’interno del proprio team. Ciò significa garantire che ogni persona possa esprimere liberamente idee, opinioni e parti di sé senza timore di ripercussioni. Una leadership di questo tipo condanna apertamente comportamenti che vanno contro questo principio di accoglienza e rispetto.

  4. Relazione
    Il legame tra leadership e relazione è fondamentale, anche se spesso passa inosservato. Per essere leader attenti alla salute psicologica, è essenziale riappropriarsi della dimensione relazionale e farne un punto di equilibrio. È attraverso le relazioni che si può costruire e mantenere il benessere del team: ogni sintomo di malessere ha una sintomatologia relazionale e, spesso, una causa relazionale. Riconoscere e gestire questi aspetti è cruciale per una leadership efficace.la promozione di un equilibrio tra vita lavorativa e personale, e la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso.

  5. Senso del limite
    La tendenza umana è quella di cercare di superare i confini imposti. Tuttavia, la psicologia insegna che è importante fare esperienza del limite e riconoscere di non poter andare oltre un certo punto. Una leadership attenta alla salute psicologica evita atteggiamenti onnipotenti, consapevole che essere leader non significa essere anche psicologi. Riconoscere i propri limiti e quelli del proprio team è essenziale per una gestione equilibrata e rispettosa del benessere di tutti.

L’Intelligenza emotiva e suo impatto sul benessere dei dipendenti 

L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Questa competenza è fondamentale per un leader, in quanto influisce direttamente sulla qualità delle relazioni interpersonali e sulla capacità di gestire situazioni di conflitto o stress.

Quali sono i componenti essenziali:

  1. Empatia
    L’empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri e di comprendere le loro emozioni e punti di vista. Un leader empatico è in grado di creare un ambiente di lavoro più armonioso e collaborativo, in cui i dipendenti si sentono ascoltati e valorizzati.

  2. Ascolto attivo
    L’ascolto attivo è una componente essenziale della comunicazione efficace. Implica prestare piena attenzione a chi parla, senza interrompere e rispondendo in modo pertinente e costruttivo. Un leader che pratica l’ascolto attivo è in grado di cogliere meglio le esigenze e le preoccupazioni dei propri collaboratori, migliorando così la qualità delle interazioni e delle decisioni aziendali.

  3. Resilienza
    La resilienza è la capacità di affrontare e superare le difficoltà e gli imprevisti. Un leader resiliente è in grado di mantenere la calma e la lucidità anche in situazioni di crisi, trasmettendo fiducia e sicurezza al proprio team. Questa competenza è particolarmente importante in un contesto lavorativo in continua evoluzione, dove la capacità di adattamento è fondamentale.

 
Quindi un leader ha il potere di influenzare significativamente l’ambiente di lavoro e creare un clima positivo promuovendo valori come il rispetto, la collaborazione e la fiducia reciproca. Un ambiente di lavoro sano e inclusivo non solo migliora il benessere psicologico dei dipendenti, ma aumenta anche la loro motivazione e produttività. 

Il leader deve essere anche in grado di riconoscere i segnali di stress (link all’articolo su burnout) nei propri collaboratori e di intervenire tempestivamente. Questo può includere l’offerta di risorse per la gestione dello stress, come corsi di mindfulness o consulenze psicologiche, e la promozione di pratiche lavorative sane, come pause regolari e orari flessibili.

I benefici di una leadership orientata al benessere psicologico 

I benefici di una leadership orientata al benessere psicologico dei propri dipendenti e del proprio team sono molteplici e profondamente influenti sull’ambiente aziendale e oltre.

  • Aumento della produttività
    Un ambiente di lavoro positivo e inclusivo, dove i dipendenti si sentono genuinamente supportati e rispettati, è naturalmente propenso a generare un aumento della produttività. La riduzione dello stress e del burnout è una conseguenza diretta di questo clima positivo, migliorando significativamente le performance individuali e di gruppo. Quando i dipendenti si sentono valorizzati e apprezzati, sono più motivati a dare il meglio di sé, contribuendo così all’efficacia complessiva dell’azienda.

  • Riduzione del turnover
    Investire nel benessere psicologico dei dipendenti è un investimento diretto nella riduzione del turnover aziendale. Dipendenti soddisfatti e motivati sono meno inclini a cercare opportunità altrove, riducendo quindi i costi associati alla costante ricerca e formazione di nuovi collaboratori. Una leadership che si preoccupa attivamente del benessere dei propri team membri non solo costruisce una squadra più coesa e stabile, ma stabilisce anche una cultura aziendale che favorisce il lungo termine.

  • Miglioramento dell’immagine aziendale
    Un’azienda che adotta pratiche di leadership empatiche e inclusivi, promuovendo attivamente il benessere psicologico dei suoi dipendenti, guadagna una reputazione di rispetto e responsabilità sociale. Questo non solo attrae talenti di alta qualità desiderosi di lavorare in un ambiente sano e supportivo, ma rafforza anche l’immagine aziendale agli occhi dei clienti e degli investitori. Una buona reputazione aziendale può fare la differenza nel competitivo mercato globale, distinguendo l’azienda come un datore di lavoro preferito e un partner commerciale affidabile.

In sintesi, una leadership consapevole del benessere psicologico non solo migliora la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, ma ottimizza anche le performance aziendali e costruisce una base solida per la crescita sostenibile nel lungo periodo.

L’Unione Europe pone lo stress nei luoghi di lavoro come priorità  

L’Unione Europea riconosce l’importanza di affrontare la salute mentale in modo globale, includendo lo stress nei luoghi di lavoro tra le sue priorità. Difatti, la direttiva 89/391/CEE, conosciuta come “direttiva quadro” sulla salute e sicurezza sul lavoro (SSL), ha introdotto importanti innovazioni per migliorare la sicurezza e il benessere dei lavoratori. Questo documento, emanato il 12 giugno 1989, ha segnato un punto di svolta, definendo il concetto di “ambiente di lavoro” in linea con la convenzione n°155 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Tale approccio moderno considera non solo la sicurezza tecnica, ma anche la prevenzione generale delle malattie. 

Uno degli obiettivi principali della direttiva è stabilire un livello uniforme di salute e sicurezza per tutti i lavoratori, escludendo solo i lavoratori domestici e quelli impiegati nei servizi pubblici o militari. La direttiva impone ai datori di lavoro di adottare misure preventive per creare ambienti di lavoro più sani e sicuri. Un elemento chiave introdotto dalla direttiva è il principio della valutazione dei rischi, che prevede l’individuazione dei rischi, la partecipazione attiva dei lavoratori, l’adozione di misure prioritarie per eliminare i rischi alla fonte, la documentazione e la rivalutazione periodica dei rischi. 

L’introduzione di misure preventive ha evidenziato l’importanza di nuove forme di gestione della salute e sicurezza come parte integrante dei processi di gestione aziendale. Entro la fine del 1992, la direttiva doveva essere recepita nella legislazione nazionale degli Stati membri dell’Unione Europea. Gli effetti di questa recezione sono variati tra i diversi Stati: in alcuni casi, la direttiva ha portato a significative modifiche giuridiche a causa dell’inadeguatezza delle leggi preesistenti, mentre in altri Paesi non sono stati necessari grandi cambiamenti. 

Nel 2004, la Commissione Europea ha pubblicato la comunicazione COM(2004) 62, che valutava l’attuazione pratica delle direttive sulla salute e sicurezza sul lavoro, tra cui la direttiva quadro 89/391 e altre direttive correlate. La comunicazione ha mostrato come la legislazione europea avesse positivamente influenzato le norme nazionali, migliorando sia la legislazione attuativa che l’applicazione pratica nelle industrie e nelle istituzioni pubbliche. 

La relazione generale concludeva che la legislazione dell’UE aveva promosso una cultura della prevenzione in tutta Europa, contribuendo a razionalizzare e semplificare i sistemi legislativi nazionali. Tuttavia, evidenziava anche varie carenze nell’applicazione delle leggi, che ne rallentavano l’efficacia completa, segnalando anche casi di procedure di infrazione avviate per non conformità.

I rischi legati allo stress lavoro correlato sono notevoli. Sul piano individuale, lo stress può causare malessere, stanchezza, difficoltà cognitive e disturbi come insonnia, problemi alimentari e ansia. Sul piano aziendale, gli effetti dello stress possono compromettere la comunicazione, le relazioni e la gestione dei progetti, portando a un calo della produttività. 

“Lo stress sul lavoro si genera nel momento in cui le richieste superano le risorse a disposizione”. Queste le parole della Dott.ssa Biancamaria Cavallini, Psicologa del lavoro e Operations Director di Mindwork che ci ha gentilmente concesso un’intervista che potete leggere qui. In merito alla tematica, afferma che “le principali fonti di malessere in tal senso sono: carico di lavoro, richieste confuse e poco chiare, mancanza di visione, obiettivi e comunicazioni non trasparenti e continua “Tutti elementi su cui è pertanto necessario intervenire se si vuole mitigare i vissuti stressanti. 

È tuttavia opportuno ricordare che questa tipologia di vissuti non sono di per sé negativi. Un certo grado di stress è anzi funzionale a motivazione e risultati. È solo quando supera una certa soglia che diventa fonte di malessere”. 

Diventa quindi spontanea la domanda: come facciamo a gestirlo? 

La Dott.ssa Cavallini si esprime così: “è essenziale che i manager, in primis, sappiamo gestirlo e mitigarlo, intervenendo proprio sui fattori sopra evidenziati. L’aspetto positivo è che è una competenza che si può apprendere. Serve una co-responsabilità tra azienda, manager e persone per soluzioni davvero efficaci. È essenziale il lavoro su di sé e sulle proprie capacità di gestire lo stress, ma servono anche interventi organizzativi che lo mitighino all’origine”. 

Lo stress lavoro correlato può essere riconosciuto come malattia professionale, con conseguenze legali e contrattuali per il lavoratore e l’azienda. La valutazione del rischio e l’adozione di misure preventive sono quindi essenziali per tutelare la salute dei lavoratori e garantire un ambiente di lavoro sano e produttivo.

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