Il videocolloquio in differita: ecco i migliori consigli per affrontare la "terra di mezzo" tra CV e selezione vera e propria

Non è più un CV, non è ancora una selezione vera e propria. È il videocolloquio in differita: solo l’ultima freccia nell’arco di recruiter e cacciatori di talenti. Funziona così: ingaggiato il candidato con l’annuncio della posizione offerta, questi viene dirottato su una piattaforma digitale; una volta su, via webcam o tramite smartphone, viene invitato a presentarsi e a rispondere, in una manciata di secondi, ad alcune domande preimpostate dal selezionatore. Fine? Sì, fine. Ma la faccenda è un po’ più complessa di così.

Agli HR, sia pure con molti distinguo, la novità piace per la capacità che offre di accostarsi al candidato in un modo che il curriculum tradizionale non consentirebbe. Quanto ai candidati, invece, il loro giudizio sul videocolloquio in differita resta ancora sospeso. Sostenere che non piaccia è ingiusto. Ma dire che piace, semplicemente, non è vero. Almeno non del tutto.

Cosa avrà allora di tanto ambiguo questo dispositivo? Semplice: la percezione di esattezza che gli sta dietro. E l’esattezza, lo si sarà notato, quando è imposta somiglia tanto a un coltello senza manici.

Difficile, del resto, non notare che dietro le grandi opportunità offerte dallo strumento, si nasconda anche qualche rischio. Fra tutti, quello di fallire, magari alla prima ricerca di lavoro, avendo - per giunta - messoci la faccia. E siccome si parla di videocolloquio, il gesto va inteso stavolta nel senso letterale del termine.

Anche ai Millennial e ai Generazione Z più smanettoni non sfugge, del resto, che un videocolloquio in differita non è esattamente una stories su Instagram. E che l’investimento emozionale in un video del genere è tutt’altra cosa rispetto a quello di un filmato ripreso in qualsiasi altro contesto. Avviare la telecamera del proprio smartphone sapendo che dall’altra parte, a giudicare tutto di te (il modo in cui parli, le parole che scegli, come metti le mani, il timbro di voce, come sei vestito, se gesticoli, se balbetti, se guardi altrove, oltre naturalmente a tutto quello che dici) c’è qualcuno che può incidere sul tuo destino professionale, e beh, questo farebbe crollare le certezze di chiunque. Specie di chi, nove volte su dieci, avvia la videocamera per riscuotere al massimo qualche cuoricino, faccine che lacrimano e pollici in su.

Occorre prepararsi bene al videocolloquio in differita, altroché. Ma la buona notizia è che basta poco per portare a casa una sufficienza piena. L’obiettivo è fare in modo che il video sia quanto più neutro possibile; che tutta l’attenzione del recruiter ricada (solo) sulle competenze del candidato.

Per prima cosa, occorre scegliere un ambiente adatto alla ripresa del video. Anche se si tratta di pochi secondi, è sempre bene optare per un luogo asettico. Che non trasmetta poco, o non dica troppo poco: niente camerette o cucine, per capirsi; ma neanche muri bianchi in stile riformatorio. Una libreria o qualche mensola sullo sfondo riscuotono sempre un certo fascino, tenetelo a mente.

L’ideale sarebbe poi un ambiente ben illuminato (ma attenzione al controluce) e, possibilmente, silenzioso. Ogni rumore può distrarre: cercate di escludere ogni “interferenza” dalla registrazione. Ne guadagnerete in concentrazione. Vostra, e del recruiter che guarderà il videocolloquio.

Assicuratevi che tutte le strumentazioni siano collegate, ben settate e che funzionino a dovere. Accortezza che vale soprattutto nel caso in cui il videocolloquio non sia spontaneo, o suggerito dall’azienda nel suo company profile, ma costituisca una prova di preselezione in vista di un ulteriore momento di valutazione. In quella circostanza, visto che si tratta dell’unica possibilità concessa al candidato, tutte queste accortezze devono essere valutate in anticipo. E testate, se possibile, più di una volta prima dell’inizio della ripresa.

Controllate quindi che ogni cavo sia ben collegato, che la velocità della connessione internet non crei particolari problemi durante la registrazione, e verificate tutti i parametri di sicurezza del dispositivo per essere certi che webcam e microfono siano attivi.

Prendere dimestichezza con il mezzo. Arrivare al momento fatidico sapendo già cosa vi attende, servirà ad allentare un poco la morsa di tensione che momenti del genere si portano in dote. Partite dalle potenziali domande che potrebbe rivolgervi un recruiter, e rispondete facendovele rivolgere mentre vi state filmando. Questo vi aiuterà a capire prima, e meglio, quanti elementi entrino in gioco in una situazione del genere simile.

Anche per questo, siate concisi. Dire poco e meglio paga di più, sempre. Cercate di condensare un ragionamento in quaranta secondi al massimo. Concentratevi su tre aspetti che costituiscono un vostro plus, e argomentate brevemente. Il resto, se fin qui è andato tutto bene, verrà da sé.

Ah, ancora una cosa: per quanto cruciale possa dimostrarsi, un videocolloquio resterà sempre e solo un videocolloquio (proprio come una selezione resterà solo una selezione). Nessuno sta leggendo la vostra sentenza di condanna, e di fronte a voi non c’è alcun plotone di esecuzione; semmai qualcuno che ha più interesse di voi a capire se fate al caso suo.

Quindi, sorridete! Avrete già posto le basi per offrire il meglio di voi.

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