Tre modi per rispondere alla domanda: perché dovremmo assumerti?

“Perché assumerti?”. Ruota molto spesso intorno a questo onterrogativo l’ultima domanda del colloquio di lavoro, tra le più insidiose anche per i profili con le carte in regola. Se ne sta lì, appuntata tra le note che ogni recruiter predispone prima di incontrare un candidato. Ha l’effetto di uno spartiacque: quando la prima prova è sul punto di essere archiviata, o quasi, potrebbe far vacillare anche i candidati migliori. A quel punto, quasi sempre, l’ultimo scoglio da superare, suona quasi sempre più o meno così: “Perché dovremmo assumerti?”.

Bene, sappiate che la risposta buona per tutte le occasioni non esiste. Ma davanti a una situazione scivolosa come questa, abbiamo almeno tre strade maestre che ci possono aiutare a raggiungere l’obiettivo. Proviamo ad analizzarle insieme.

Perché assumerti? È la scelta migliore (ok, d’accordo, spieghiamolo)

Potrebbe sembrare una domanda buttata lì per caso e invece è un caposaldo dei colloqui conoscitivi in azienda. Spiegare perché assumerti nasconde molte insidie poiché potrebbe da un lato rivelare il carattere fragile del candidato, se appare troppo dubbioso, oppure al contrario delineare un profilo troppo tronfio, troppo qualificato, magari più attento alle proprie performance che al lavoro in team.

Apparire come una risorsa che si crede superiore potrebbe rivelarsi un boomerang pericoloso in sede di colloquio. Ecco dunque che servirà grande attenzione per impressionare il recruiter con l’atteggiamento giusto, equilibrato, e dimostrare di credere fermamente di essere il profilo perfetto per la posizione richiesta. Come dicevamo, ci sono tre regole d’oro da seguire quando vogliamo impostare una risposta adeguata:

  • Essere empatici (evitando compiacenza)
  • Sottolineare i punti forza (senza strafare)
  • Mostrare proattività (solo quando serve)

Vediamo di scoprire insieme, allora, cosa si nasconde dietro questi tre consigli.

Stupisci il recruiter con un’arma segreta: la tua empatia

C’è una qualità dell’essere umano che rappresenta un modo straordinario per creare un rapporto, anche nel mondo del lavoro: si chiama empatia. È la capacità di immedesimarsi nell’altra persona, assumerne il punto di vista e quindi provare le sue stesse emozioni. Nel corso del colloquio significa specificatamente che il candidato sarà tanto più abile quanto meglio riuscirà a far sentire al recruiter la condivisione di alcuni stati emotivi, come la difficoltà oggettiva nella ricerca della persona giusta da assumere, la passione che si ha per il lavoro, la convinzione di essere proprio la persona giusta per entrare presto all’interno di quell’azienda. Empatia significa anche saper bilanciare compostezza ed entusiasmo.

Valuta sempre chi hai davanti, se ritieni puoi raccontare un episodio che risalti le tue competenze. In determinate circostanze, quando hai studiato bene l’interlocutore e ritieni sia possibile farlo, prova anche ad impostare la risposta in modo più informale, pur mantenendo un giusto profilo di rispetto. Cerca di capire sempre, però, se il recruiter ha fretta di concludere, perché in quel caso ovviamente è meglio lasciare stare i fronzoli ed essere sintetici.

Competenze tecniche e trasversali: sottolinea i tuoi punti di forza

Tornando al contenuto della tua risposta, può essere sempre utile rimarcare alcuni temi trattati nel corso dell’intervista, in particolar modo le tue competenze specifiche attinenti al ruolo richiesto. Ma anche e soprattutto le tue competenze trasversali, quelle che possono fare la differenza tra te e un altro candidato, magari aggiungendo qualche particolare che nel corso del colloquio non è stato possibile sottolineare. Tra le competenze trasversali maggiormente apprezzate dai recruiter possiamo ricordare:

  • Creatività
  • Autonomia
  • Capacità relazionali
  • Fiducia in sé
  • Problem solving
  • Team working
  • Proattività (su questo punto vale la pena soffermarsi più ampiamente, come vedremo)

Se riesci, cerca di far sentire l’emozione che provi all’idea di poter lavorare in quell’azienda.

Proattività, la parola magica per superare il colloquio (e gli altri candidati)

Alla domanda “perché assumerti”, è bene anche e soprattutto sottolineare la propria proattività. Può essere molto utile parlare di come risolveresti un problema o una situazione che hai notato, specificando il modo in cui hai gestito gli stessi problemi nel corso della tua ultima esperienza lavorativa. Ma resta sempre attento a bilanciare sicurezza e attenzione verso il lavoro di squadra: non devi mostrarti più competente di altri, bensì sottolineare esclusivamente il tuo senso pratico, la tua proattività, appunto, e la tua capacità di risolvere problemi.

In definitiva, rispondere a questa domanda così apparentemente inusuale non è poi tanto complicato: basterà essere in grado di far trasparire la propria esperienza e le proprie attitudini, cercando di essere professionali e umani allo stesso tempo. Sicuri ma umili, determinati e volenterosi di poter iniziare presto questa nuova avventura.

Ricordando sempre di mettere in evidenza quando quello per cui ci siamo candidati sia davvero il lavoro dei nostri sogni e che l’esperienza che hai maturato negli anni e le tue conoscenze specifiche coincidono perfettamente con la posizione da coprire. Un tocco di originalità e la prova sarà superata.

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