Come sarà la ricerca di lavoro della "contactless generation"

Economia globale stravolta. Rapporti professionali alterati. In uno scenario di questo tipo, la ricerca di lavoro della “contactless generation” somiglierà poco o nulla a quella delle generazioni che l’hanno preceduta. Ecco cosa devono aspettarsi i seeker di domani.

Vivremo un mondo completamente diverso. Per capire quanto diverso, basta guardarsi intorno adesso: economia globale stravolta, rapporti professionali alterati. In meno di un anno è cambiato il nostro rapporto col mercato del lavoro, col modo in cui le aziende assumono . E in uno scenario di questo tipo, la ricerca di lavoro della “contacless generation”, ovvero dei giovani in cerca del primo impiego durante la pandemia da Covid-19, somiglierà poco o nulla a quella delle generazioni che l’hanno preceduta. Ma cosa devono aspettarsi i seeker di domani?

Tre le novità della ricerca di lavoro dei “senza contatto”

Tra le poche certezze arrivate con la pandemia c’è che da marzo 2020 è letteralmente cambiato, e continuerà a cambiare ancora, il patrimonio genetico di laureandi e neolaureati. Stavano finendo gli studi, loro, quando il mondo - di colpo - è diventato “contactless” per contrastare il diffondersi del virus. Tre le novità principali della ricerca di lavoro di questa nuova generazione di seeker:

  • La scomparsa dell’orizzonte come lo conoscevamo
  • La “Champions League” delle competenze
  • Le distanze fisiche e culturali svaniscono

Insomma: abbiamo trascorso gli ultimi vent’anni ad aspettare che si compisse la rivoluzione dei nativi digitali, ora bisogna prendere atto che a sparigliare le carte abbia provveduto un’infezione.

La scomparsa dell’orizzonte come lo conoscevamo

E così sul lavoro stiamo assistendo alla nascita di un mondo nuovo , in cui le barriere, la geografia e le distanze sono di colpo sfumate. La corsa alla digitalizzazione non lascia alternative alle aziende. Anzi, le obbliga a rendere i processi produttivi quanto più possibile astratti, immateriali, cloud.

Come sarà il “mondo nuovo”:

  • niente più vincoli geografici;
  • scomparsa degli spazi fisici al lavoro;
  • ricorso spinto alla digitalizzazione da parte delle aziende;
  • smart working come modalità base per le professioni che lo permetteranno;
  • processi produttivi più agili

A questo si aggiunge il netto cambio di panorama che si spalanca di fronte al giovane lavoratore post Covid. Al quale basterà gettare uno sguardo all’orizzonte professionale per notare la prima, vera, sorpresa di questa fase: l’orizzonte stesso non esiste più.

La Champions League delle competenze

Più passano i giorni, più è evidente che la ricerca di un posto di lavoro, e l’offerta di un posto di lavoro, sono partite di un campionato allargato - una specie di Champions League delle competenze - in cui l’accelerazione tecnologica sta riscrivendo le regole. Anzi, a dirla tutta, sta proprio cancellando le linee del campo da gioco.

Giocare in un oceano di competenze vuol dire:

  • maggiore concorrenza
  • (ma anche) maggiore accessibilità

Pensate a ieri, al mondo pre-covid, alle difficoltà di un candidato in procinto di spiccare il volo. Milano, Londra, Madrid: qualsiasi città che non fosse quella natale poteva diventare l’ostacolo insormontabile nel processo decisionale verso il lavoro dei sogni. Mentre domani, spinti dai governi e dalle stesse aziende a forme di interazione alternative, condivideremo tutto da remoto, saremo sempre connessi, e avremo la possibilità di resettare completamente lo spazio, immaginando uno scenario senza limiti per la ricerca di lavoro.

Le distanze svaniscono per la “contactless generation”

Una delle conseguenze inaspettate dell’emergenza Covid-19 è che tante aziende hanno fiutato l’importanza di cavalcare l’onda digitale, cogliendo l’opportunità per una definitiva trasformazione tecnologica di molti processi.

Il risultato è una galassia di aziende costrette a frantumare le distanze, sia fisiche che culturali, di fronte a un esercito di candidati già esperti digitali - la contactless generation, appunto - potenzialmente interessati a lavorare in qualsiasi contesto geografico.

Una nuova umanità già sazia di tecnologia poiché programmata per divorare meridiani e paralleli a colpi di click, di scroll e di swipe; tanto più oggi che lavoro da remoto e smart working (no, non sono la stessa cosa ) costituiscono le condizioni base della “nuova normalità” che ci attende.

Device decenti e lingue sempre in tasca

E allora, in un mondo senza più barriere, e in cui l'emergenza Coronavirus ha finito per abbattere anche le due o tre che ancora resistevano, pensare a un lavoro “lontano” smetterà di essere una condizione elitaria per diventare un’opportunità concreta per intere categorie professionali.

La ricerca di lavoro della “contactless generation”, d’ora in avanti, potrebbe suonare più o meno così: con un device decente e un paio di lingue buone nella tasca, i nuovi talenti non avranno confini.

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