La paura di cambiare lavoro, cosa ci rivela e perché dobbiamo superarla
La paura di cambiare lavoro accomuna più o meno tutti i professionisti, al di là delle variabili che si possono verificare nel momento in cui ci si trova di fronte a questa circostanza. Può accadere all’inizio del proprio percorso professionale oppure alla fine, per separarsi da un ambiente che ci stimola oppure no, per inseguire una carriera oggettivamente molto più stimolante di quella che si sta vivendo. Il punto è che non importa: quella paura c’è sempre, e prima o poi ognuno di noi è chiamato ad affrontarla con la cassetta degli attrezzi che è riuscito a mettere insieme.
Una paura che è sempre motivo di grandi riflessioni e merita di essere analizzata con la giusta lucidità. Perché in ogni rapporto, figurarsi quello di lavoro, capita che ci si stanchi. O che qualche avvenimento personale o circostante ci spinga a interrogarci e a prendere una strada alternativa.
Tra la paura di cambiare lavoro e la necessità di farlo
I motivi per cui ci si può trovare a fare valutazioni diverse, e a provare paura di cambiare lavoro, possono essere come detto infiniti: la mancanza di stimoli, un ambiente poco affine, o anche la semplice incapacità di tenere i ritmi imposti da certi modelli organizzativi.
Ma qualunque sia il motivo, è assolutamente normale che un individuo non più soddisfatto della piega presa dalla propria evoluzione, provi a cambiare il proprio orizzonte professionale. O quanto meno inizi a ragionarci sopra, passando in rassegna sia i pro che i contro, e iniziando a fare i conti con i propri fantasmi. Perché c’è poco da fare: l’ansia ha spesso gioco facile contro chi vorrebbe cambiare settore, o azienda, o mansione, e non trova il coraggio di farlo per vie degli stravolgimenti che una scelta così drastica produrrebbe.
Eppure lo sappiamo, non c’è paura che non nasconda una sfida. E non c’è sfida che non riveli uno straordinario traguardo. I timori del cambiamento fanno parte della storia dell’uomo, ne hanno condizionato le scelte, ne hanno magnificato i trionfi, e pertanto anche nella vita professionale di ciascuno di noi le scelte vanno ponderate, certamente, ma non barattate con una facile zona di comfort. Perché il lavoro, oltre al reddito, deve garantire anche serenità e soddisfazione. E quando questi elementi svaniscono, vuol dire che è arrivato il momento di issare le vele e superare la linea d’ombra.
- Non farsi guidare dall’ansia
- Lavorare a una exit strategy puntando su nuove competenze
- Tenere social e CV sotto osservazione
- Scegliere il partner migliore
Prima regola: non farsi guidare dall’ansia
Intanto smettiamo di considerare questa circostanza come negativa. Il momento in cui ci accorgiamo di non essere più realizzati, di non avere più entusiasmo per il lavoro che svolgiamo, può diventare estramente prezioso per spingerci a migliorare la nostra condizione. A patto di sapere come canalizzare quella “tensione evolutiva”. È bene allora iniziare a fare un’analisi obiettiva di quelli che sono gli oggettivi malesseri con cui siamo costretti a convivere sul posto di lavoro e affrontarli una volta per tutte, senza tentennamenti.
In quest’ottica, per sconfiggere la paura di cambiare lavoro può essere utile tenere a mente alcuni consigli preziosi per valutare con serenità se è arrivato il momento di chiudere i conti col passato e scrivere una nuova pagina bianca del proprio diario di bordo. Una pagina con più incognite, probabilmente, ma potenzialmente anche con più soddisfazioni.
Una exit strategy e la strada per ritrovare l’entusiasmo
Sappiamo bene che le motivazioni sono alla base di tutto: nella vita, nelle relazioni, sul lavoro. Una disposizione d’animo positiva è il grimaldello che apre ogni porta. Consente di raggiungere risultati impensabili: per questo la paura di cambiare lavoro non deve essere affrontata come un salto nel vuoto, bensì come un’opportunità, un nuovo slancio da dare alla propria carriera.
Magari seguendo questa facile road map che vogliamo condividere:
- Riscoprire i propri interessi (e capire cosa ci spinge a lasciare l’altro lavoro)
- Definire i propri obiettivi (economici, vita privata, un lavoro più stimolante)
- Individuare il settore, o l’azienda, in cui iniziare un nuovo percorso
- Analizzare le proprie competenze e implementarle
A proposito di competenze, dobbiamo fare un’ulteriore riflessione. Perché imporre una nuova direzione alla propria carriera non può essere una scelta impulsiva, dettata dall’umore di breve periodo.
Prima di scegliere un indirizzo professionale su cui puntare è doveroso verificare se ci siano gap di competenze da colmare. Le skills richieste dal mercato variano da settore a settore, sarebbe folle non preoccuparsene e pertanto qui raccomandiamo di avere cura di analizzarle a fondo ed eventualmente pensare in anticipo ad un percorso formativo adeguato, sia per le abilità richieste che per le certificazioni che si dovessero rendere necessarie.
Una volta raggiunta la determinazione di cambiare, e individuati gli strumenti che ci servono a farlo, occorre fare l’ultimo sforzo: dare una sistematina alla nostra immagine, sia attraverso i social che con le pubbliche relazioni.
Curriculum, social e contatti: l’ultimo check prima di “lanciarsi”
Una volta raggiunta la determinazione e superata la paura di cambiare lavoro, occorre dare una sistematina alla nostra immagine, sia attraverso i social che grazie alle pubbliche relazioni.
Ecco allora che diventa importante andare ad aggiornare i propri profili su tutte le comunità digitali. In modo particolare, occorre iniziare a navigare all’interno di siti che si occupano di lavoro e raccontano il mercato dall’interno, con consigli utili.
Come anche sarà fondamentale aggiornare il proprio cv con informazioni quanto più utili possibile per eventuali recruiter. Infine, sarà necessario adottare una strategia in tema di pubbliche relazioni, in modo da allacciare rapporti, creare contatti e generare nuove occasioni di visibilità (eventi, workshop, seminari). Talvolta il cambiamento fa rima con flessibilità, e per cogliere le occasioni è necessario essere disposti a cambiare tutte le carte sul tavolo. Prendendo magari in considerazione anche l’idea di cambiare tutto, come città città o Paese, e non solo lavoro.
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