Nella fiera del lavoro digital conta il fattore umano

Di Monster Contributor

Ci è stato imposto di ripensare tutto. E così stiamo facendo. Fino ad arrivare alla fiera del lavoro. Che ora si chiama digital job fair, è la sua versione 100% virtuale, ma ha una caratteristica: conta sempre il fattore umano. Ecco perché.

Ci è stato imposto di ripensare tutto. La nostra socialità, i nostri divertimenti, ogni aspetto della nostra esistenza. Compreso, naturalmente, il lavoro. Pensiamo ai colloqui, alle selezioni, al contatto tra chi un’opportunità la cerca e chi la offre.

Un contatto 100% virtuale

Saremo costretti a rivedere tanti aspetti di quell’incontro. A partire proprio dal luogo in cui avveniva - la fiera del lavoro - che tante volte ha significato, per aziende e candidati, il momento della svolta. E che adesso, per le ragioni che tutti sappiamo, non esisterà più.

Nessun dramma, però. La svolta ci sarà ancora. Il luogo, semplicemente, sarà un altro. Più dinamico, meno complesso, più immediato. Perfino più economico. Perché sarà online. Le digital job fair sono già una certezza nel mercato del lavoro post Covid. Un luogo metafisico che i nativi digitali hanno custodito nel dna e che i recruiter stanno iniziando a frequentare assiduamente.

Le principali caratteristiche del nuovo luogo di incontro tra chi cerca e chi offre lavoro:

  • 100% virtuale
  • più dinamico, per facilitare il contatto tra aziende e candidati
  • meno complesso per i seeker
  • più economico per le imprese
  • metafisico, adatto alle generazioni di nativi digitali

Sorpresa: le aziende assumono ancora

Magari vi è sfuggita la prima buona notizia, allora tanto vale evidenziarla per bene: le aziende che assumono ci sono. Resistono nonostante la violenza con cui l’epidemia le ha colpite. Anzi, non sono poche le realtà che hanno dovuto ampliare gli organici per l’esplosione improvvisa della domanda dei loro prodotti o servizi negli ultimi tempi.

Ma c’è anche chi, senza particolari esigenze di personale, potendoselo permettere prova a cogliere uno dei tanti frutti inattesi dell’emergenza Coronavirus, ovvero una maggiore presenza di talenti sul mercato delle competenze.

Insomma, nonostante il momento, la platea delle aziende pronte a considerare le digital job fair un’opportunità da cogliere è piuttosto vasta. Tra queste:

  • aziende pronte a implementare gli organici
  • aziende che necessitano di nuove competenze specifiche
  • aziende decise a investire in employer branding

Sotto la lente del recruiter

Al momento il successo delle digital job fair lo si deve soprattutto alle opportunità fornite dalla rete. Del resto, in tempi in cui i contatti fra grossi gruppi di individui sono preclusi o fortemente limitati, l’unica alternativa all’isolamento passa dal web.

Altra ragione di successo: le opportunità messe a disposizione sia di chi cerca che di chi offre lavoro. In una digital job fair l’azienda riesce infatti a valutare le competenze dei candidati a 360 gradi. A sua volta, il seeker potrà mostrare le proprie abilità attraverso presentazioni individuali, l’illustrazione di progetti o l’esposizione di relazioni e portfolio. E tutto, naturalmente, live.

Cosa ci sarà sotto la lente dei recruiter nelle digital job fair? Nella sua stanza virtuale il candidato potrà:

  • mostrare live le proprie hard e soft skill
  • effettuare presentazioni virtuali
  • illustrare progetti
  • esporre relazioni e portfolio
  • condividere link

Durante una sessione il recruiter può fissare appuntamenti one-to-one per un primo colloquio, esattamente come se fosse in una fiera fisica. Chiaro che in un contesto del genere le prime abilità che saltano agli occhi del recruiter sono quelle relative al linguaggio digitale. Ma è solo l’inizio. 

Il fattore umano per bilanciare la realtà virtuale

Nelle digital job fair i candidati possono orientarsi attraverso mappe digitali e conoscere le aziende attraverso il supporto di stand virtuali. Il primo contatto può avvenire molto facilmente. Cioè mediante strumenti di video selezione personalizzati che permettono la fruizione in tempi diversi da quello presente. Un candidato può infatti gestire il pre-colloquio in totale autonomia, rispondendo alle domande - per lo più inviate attraverso un dispositivo - anche in un momento successivo. E lo stesso vale per la valutazione del recruiter.

Tuttavia, se molti strumenti di videoselezione digitale erano già in uso prima della pandemia, quello che sta cambiando adesso è l’approccio delle aziende. Che in un momento di difficoltà senza precedenti vogliono “metterci la faccia”. Nel vero senso della parola.

Ecco perché le domande non vengono più poste attraverso semplice messaggistica on device, ma col mezzo busto del recruiter stampato in primo piano sullo schermo. Può sembrare giusto un dettaglio, questo, ma non lo è. Anzi la centralità del tema sta proprio tutta nell’importanza che sempre più aziende riconosco al fattore umano di questi tempi.

In altre parole, in un contesto 100% virtuale come le digital job fair, il candidato ideale è quello che meglio di altri sa esprimere soft skill e intelligenza emotiva attraverso lo schermo di uno smartphone.

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