In crisi al lavoro: i segnali e come interpretarli

Di Monster Contributor

Qualcuno la definirebbe “di mezza età”, se non fosse che in crisi al lavoro sono sempre più spesso i giovani professionisti ad andarci. Negli ultimi anni, infatti, i modelli organizzativi sono cambiati profondamente, in linea con molti altri ambiti della sfera privata delle persone. E così, a poco a poco, i lavoratori di tutto il mondo hanno cominciato a chiedersi se avesse ancora senso quello che stavano facendo. Dalle risposte che sono stati in grado di dare (o di non dare) a domande come queste hanno preso vita fenomeni come la “Great Resignation” e il “quiet quitting”.

Insomma, il lavoro come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni sta entrando in crisi, e gli effetti di questa crisi sono sempre più evidenti nel modo in cui ci si relaziona alla propria azienda e al ruolo in essa.

Intendiamoci, alti e bassi sul lavoro ci sono sempre stati e sempre continueranno ad esserci, ma ora sembra che l’argine che impediva a molte persone di mettere in discussione la propria sfera professionale sia venuto giù. Portando con sé molte delle certezze acquisite negli ultimi decenni. Così abbiamo deciso di vederci chiaro, e provare a capire se esiste un modo per invertire la tendenza. O almeno per mitigare gli effetti di una riflessione che non è mai semplice da gestire.

In crisi al lavoro: guai a sottovalutare i sintomi

La perdita di motivazioni, le giornate che si rincorrono monotone e senza gratificazioni, l’autostima che scende, una perenne incertezza sulle scelte da compiere: sono questi i primi segnali da cogliere per correre subito ai ripari quando ci ritrova in crisi al lavoro.

Come anche è facile notare un più frequente senso di stanchezza - non soltanto fisica - e un peggioramento dei rapporti con i colleghi. Tutto questo contribuisce a creare una specie di ombra pesante che porteremo con noi fin quando non proveremo ad invertire la rotta. Già, ma come?

Abbiamo provato a mettere in fila una serie di provvedimenti per riconoscere i segnali di questa crisi e capire come interpretarli al meglio per superare più agevolmente il momento. Perché se c’è un errore da fare in questi frangenti, è sottovalutare i sintomi, fare spallucce, e dirsi che tanto presto o tardi passerà.

  • “Riconoscere” la crisi interrogandosi su ogni cosa
  • Non chiudersi in sé
  • Assecondare le proprie curiosità
  • Individuare le priorità
  • Concedersi tempo
  • Disinnescare i rimpianti

Smarrimento e sfiducia: se il lavoro entra in crisi

Sembrerà solo retorica, ma se continuiamo a ripeterci che da momenti di difficoltà possono nascere le più grandi opportunità è perché un fondo di verità esiste. E allora proviamo a trarre il meglio da queste fasi e vediamo insieme quali sono i consigli per superare agevolmente una crisi al lavoro:

  • Riconoscere la crisi.

È il primo passo fondamentale, e consiste nel percepire bene i sintomi e non sottovalutarli. Ansia e frustrazione vanno considerate e superate, certamente non nascoste. E questo ci aiuterà a non incorrere in una crisi più grave e a salvaguardare anche i rapporti con gli altri

  • Non chiudersi in sé.

Parlare con gli altri (divisioni HR?) è fondamentale per prendere coscienza del fatto che questa crisi può essere superata e che pertanto si può reagire bene. Non restando sulla difensiva, ma addirittura prendendo la palla al balzo per tentare esperienze nuove o approcci inediti.

  • Assecondare le proprie curiosità.

È la vera chiave di volta: assecondare le curiosità che ci sorgono, recuperare le vecchie passioni e coltivare nuovi interessi. Magari chiedendo di svolgere nuove mansioni oppure cercando di capire se possiamo essere utili alla causa “altrove”.

  • Individuare le priorità.

Se proprio si devono fare dei bilanci, è il momento di ricominciare a dare spazio alle priorità. Come nella vita, così quando ci si trova in crisi al lavoro bisogna concentrarsi su ciò che vale. E liberarsi delle zavorre. Emotive, relazionali, tutte. Per avere cose che non abbiamo mai avuto, dobbiamo fare cose che non abbiamo mai fatto.

  • Concedersi tempo.

Potrebbe sembrare banale, ma “fare silenzio” intorno a noi - spegnendo il rumore di fondo delle mille attività che ci assorbono quando siamo al alvoro - ci aiuta a migliorare le nostre decisioni.

  • Disinnescare i rimpianti.

È fondamentale avere un buon rapporto con il passato e con le scelte fatte. Inutile rimuginare sulle cose non fatte: se siamo arrivati a questo punto della nostra storia professionale non è colpa di nessuno. Puntiamo piuttosto a recuperare il meglio del nostro essere professionisti, riprenderci uno stile di vita sano sul posto di lavoro. Ci sono infinite possibilità per ritrovare gli stimoli e scoprire nuovi mondi.

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