Hobby e interessi nel curriculum: sì, ma senza esagerare

Di Monster Contributor

Per molti è la parte più semplice e trascurabile del CV. Eppure la sezione “hobby e interessi” nel curriculum può mettere in crisi anche i candidati più preparati. E quel che è peggio, può trasformarsi in un’autentica buccia di banana in grado di compromettere l’intero processo di selezione. Per questo, senza mettere in discussione la regola numero uno di ogni ricerca di lavoro (al recruiter non si mente mai, al massimo si può “indorare” la pillola), proviamo in questo articolo a capire quali sono gli accorgimenti da adottare per mostrare le sfumature della nostra personalità sotto la migliore luce possibile.

Partiamo dalle certezze: serve davvero parlare delle nostre passioni in un CV? La risposta è sì. Una convinzione che si è andata via via rafforzando nell’arco degli ultimi dieci anni. Ovvero da quando il dibattito sulle cosiddette soft skills, o sull’importanza dell’intelligenza emotiva sul posto di lavoro, ha fatto emergere la consapevolezza che saper fare bene il lavoro per il quale ci si candida, semplicemente non basta.

La velocità con cui il mercato del lavoro si rinnova sta spingendo i recruiter ad investire molto meno sulle competenze tecniche dei candidati (le cosiddette hard skill) in fase di selezione. E molto di più sulle loro soft skill. Questo perché le prime scadono molto più rapidamente delle seconde. Riuscire a mostrare ai selezionatori “chi siamo”, oltre che “che cosa sappiamo fare” è fondamentale nell’attuale mercato del lavoro. E quale posto migliore se non la sezione “hobby e interessi” per farlo? Già, ma come? Scopriamolo insieme.

Hobby e interessi nel curriculum: una mappa per orientarsi

Vale la pena allora sottolineare alcuni punti fermi inderogabili quando si affronta la sezione hobby e interessi nel curriculum.

I punti fermi inderogabili sugli hobby e interessi nel CV:

  • Devono riflettere le capacità del candidato
  • Devono favorire l’empatia con il recruiter
  • Non tutti sono degni di nota

Devono riflettere le capacità del candidato.

Condividere la passione per questa o quest’altra attività offre spunti e pretesti per argomentare nessi e somiglianze tra la passione in esame e la posizione lavorativa per cui ci si è candidati. Non fanno forse questo anche le competenze trasversali? Per esempio chi si occupa di fotografia può facilmente raccontare di come questo abbia contribuito a maturare una certa pazienza e capacità di osservazione. Chi ama il teatro e la recitazione ha vita facile nel dimostrare di aver acquisito sicurezza e capacità mnemoniche superiori. Chi pratica sport di squadra non ha difficoltà a trasformare la sua esperienza in una straordinaria attitudine a lavorare in team. E così via di questo passo.

Devono favorire l’empatia con il recruiter.

Pensiamo alla passione per la musica, i concerti, le partite dei mondiali, per restare sui temi più popolari. Ma anche, anzi forse di più, l’interesse per sport più particolari come la vela o l’equitazione. Il recruiter che dovesse coltivare le stesse passioni sarà sempre molto tentato di andare ad approfondire quell’aspetto, anche per saggiare le conoscenze specifiche dell’intervistato. Molto spesso i recruiter leggono i CV senza trovare spunti di connessione con i dandidati che potrebbero permettergli di conoscerli meglio. Ma se li trovano, questo può spostare l’ago della bilancia. E allora, perché non aiutare il selezionatore mostrandogli un terreno praticabile.

Non tutti sono degni di nota.

È molto facile che una determinata passione sia talmente lontana da ogni possibile condivisione che il candidato farebbe bene ad ometterla. Le aree di interesse del curriculum servono per far conoscere meglio la risorsa che si sta proponendo per una posizione aperta, ma guai ad esagerare con il “nerdismo” (che ruba spazio e soprattutto tempo alla lettura del CV), o per esempio andando a toccare temi politici e ideologici. Il coinvolgimento in un’associazione di volontariato è ovviamente ben considerato, soprattutto se legato ai temi della disabilità e dell’infanzia. Ma se il candidato evidenzia una militanza ideologica, ecco, questo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio.

Gli hobby “preferiti” dai recruiter

No, non esiste una classifica di hobby che i recruiter preferiscono. Se esistesse basterebbe che tutti scegliessimo gli stessi e fine dei problemi. Però esistono degli hobby e degli interessi nel curriculum che meglio di altri aiutano a fare quello che abbiamo appena spiegato nei tre punti del paragrafo precedente. Scopriamoli insieme:

  • Sport (tutti);
  • Arti come la scrittura, il canto e la pittura;
  • Interessi originali come “fumetti manga”; “pittori rinascimentali”; “criptovalute”;
  • Impegni intellettuali come “giardinaggio”, “letture”, “viaggi”, “naturopatia”)
  • Volontariato e associazionismo

Sfruttare la passione per una selezione “in discesa”

Non è detto che si debba per forza avere una passione forte o un interesse da inserire nel curriculum e soprattutto farla passare come corollario di un certo percorso professionale. Anzi sono tantissime le persone che preferiscono mantenere ben salde le divisioni tra i centri di interesse e la vita lavorativa.

Tuttavia però, nell’ottica di una più opportunistica attività di ricerca di lavoro, un candidato è bene che indichi nel cv i propri argomenti di interesse nell’ottica di intercettare quelli del recruiter e stabilire una connessione positiva in fase di selezione.

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