Sette consigli per prepararsi a un lavoro all'estero
Sono centoquindicimila gli italiani che negli ultimi anni hanno scelto di varcare la frontiera in cerca di migliori opportunità di lavoro. Molti di loro lo hanno fatto senza avere un’offerta tra le mani, spinti soltanto dal desiderio di arricchire il proprio bagaglio personale e professionale. A chi avesse intenzione di seguire quella strada, vogliamo dedicare le prossime righe. Dentro ci sono i nostri sette consigli per prepararsi a un lavoro all’estero. E gli auguri di una buona avventura.
Immaginate gli abitanti di una città delle dimensioni di un capoluogo di provincia che in massa raccolgono armi e bagagli e cambiano paese. In Italia, qualche anno fa, è successo più o meno questo. È tutto nero su bianco nel rapporto “Il mercato del lavoro, indagine curata dal ministero del lavoro in collaborazione con Istat, Inps, Inail e Anpal. Secondo la quale, sono stati centoquindicimila gli italiani che nei dodici mesi presi in esame hanno imboccato la via della frontiera in cerca di migliori opportunità di lavoro.
Centoquindicimila. Un dato tre volte maggiore a quello di quanti, quasi dieci anni prima, avevano condiviso lo stesso percorso. Anzi, di più. A giocarsi le proprie chance al di là dei confini nazionali, quella volta, erano stati “appena” quaranta mila italiani.
- 115 mila : gli italiani che hanno scelto di andare a lavorare all’estero
- 40 mila : i connazionali che lo avevano fatto dieci anni prima
- 12 mesi: il periodo preso in esame dal ministero del lavoro
Perché tanti “expat”?
Sarebbe interessante, a questo punto, provare a capire cosa ci sia dietro questo dato. Quali verità quel numero ci stia consegnando sui professionisti che siamo diventati. Una di queste potrebbe essere che dieci anni fa le condizioni del mercato del lavoro italiano erano almeno tre volte migliori di quelle in cui versa oggi. Ma è davvero così? Improbabile.
Certo, l’occupazione da queste parti non offre da un bel pezzo il pretesto per un po’ di ottimismo, ma ricondurre la complessità del fenomeno “expat” al precario stato di salute del mercato del lavoro italiano, oltre che un errore, rischierebbe pure di farci perdere di vista altri aspetti interessanti della faccenda.
- Sempre più professionisti guardano al mercato globale in cerca di un lavoro
- Tra questi, la maggior parte è tra i 20 e i 30 anni
- Le opportunità si sono moltiplicate rispetto a 10 anni fa
Uno su tutti: come già avviene in molti paesi europei, anche noi, evidentemente, stiamo imparando a guardare al mercato globale per quello che effettivamente è, ovvero una straordinaria cornucopia di opportunità. Tradotto: al di là di ciò che ci spinge a cercare lavoro all’estero, rispetto a dieci anni fa siamo in generale più propensi a farlo.
Come prepararsi a un lavoro all’estero
Da un’esperienza all’estero passano effettivamente molte più opportunità, molti più sbocchi futuri, ma, di contro, anche qualche insidia in più. Ecco allora due o tre cose da tenere a mente per chi immagina il proprio futuro professionale, o solo una porzione di questo, fuori dai confini nazionali.
- Predisporre un piano carriera
- Pensare in anticipo alle scartoffie
- Conoscere il datore di lavoro
- Rapporto “costo della vita” VS “stipendio”
- Non trascurare il tempo libero
- Come trovare un lavoro all’estero
- Garantirsi una “Exit Strategy”
Predisporre un piano carriera
Che abbiate già un’offerta di lavoro all’estero, o che partiate per cercare l’opportunità che in Italia fatica ad arrivare, il vostri progetti non dovrebbero prescindere da un piano carriera. Nessun programma, ché tanto la vita si diverte a disfarli, piuttosto create una specie di “agenda di viaggio” della vostra esperienza professionale all’estero. Che contenga date, scadenze, obiettivi minimi. Cose così.
- Mettete nero su bianco il vostro “programma di viaggio”
- Inserite date, scadenze, obiettivi minimi
- Sarà la vostra “bussola” per capire se (e come) correggere la rotta
Vi aiuterà a capire, una volta partiti, in che punto del tragitto vi trovate, se sia necessario correggere un po’ il tiro, rivedere le aspettative o accorciare i tempi di marcia. Sarà la vostra bussola per quella porzione di vita, anche se pensate di conoscere bene la rotta della vostra esistenza.
Pensare in anticipo alle scartoffie
Non lasciatevi ingannare: la componente poetica del prepararsi a un lavoro all’estero è solo la metà visibile dell’iceberg. L’altra metà, quella sott’acqua, che sfugge ai più ma con cui vi toccherà fare i conti, è pura burocrazia. Proviamo a spiegarci meglio.
Per affrontare un’esperienza del genere, c’è da verificare come prima cosa i visti e i permessi necessari per portare a compimento il progetto che vi siete dati; il tempo che vi occorre per ottenerli e il loro eventuale costo. Sempre in anticipo di qualche mese rispetto alla data X, occorre capire se e quali documenti in vostro possesso siano validi nel paese in cui vi state recando, c’è da informarsi sulla funzionalità all’estero della vostra carta di credito, occorre stimare un budget sufficiente a copertura di un eventuale periodo di inattività all’estero.
- Verificate visti e permessi necessari (e i tempi e i costi per ottenerli)
- Accertatevi sulla validità di documenti e carte di credito
- Stimate un budget per coprire un periodo di eventuale inattività
- Studiate la tassazione nel paese in cui state andando
Se partite con un’offerta di lavoro in tasca, sapere come funzioni la tassazione e le questioni fiscali nel paese d’arrivo potrebbe non servirvi (potrebbe), ma se partite per cercare un’opportunità all’estero, allora non avete altra scelta che informarvi anche su questi aspetti. Tutto chiaro? Bene. Ora potete tornare pure a concentrarvi sulla punta dell’iceberg.
Conoscere il datore di lavoro
State partendo con una proposta di contratto già in tasca? Bene. Avrete probabilmente già raccolto tutte le informazioni che vi occorrono sul datore di lavoro. Avrete misurato la sua reputazione. Conoscerete già, per esempio, il suo grado di affidabilità sul mercato. Saprete bene com’è organizzato il lavoro in azienda. Avrete già scandagliato il web in cerca di informazioni da parte di attuali (ma anche ex) dipendenti, e ne avrete fatto la tara, ricavandone un’opinione che confermi le vostre intenzioni di partire per investire proprio in quella società le vostre competenze. Come dite? Non l’avete ancora fatto? Prego.
Rapporto “costo della vita” VS “stipendio”
A meno che quello che vi è stato proposto non sia un contratto da top manager con annessi e connessi, informatevi sempre sull’effettivo costo della vita nel paese in cui avete intenzione di recarvi.
- Consultate siti e blog delle comunità di connazionali
- Inserite nel costo della vita anche le spese “accessorie”
- Stimate una soglia minima sotto la quale non scendere
Consultate siti e comunità sui social network che possano offrirvi informazioni preziose al riguardo. Anche una proposta economica apparentemente soddisfacente, se paragonata agli standard italiani, può rischiare di rivelarsi appena sufficiente una volta varcati i confini nazionali. Investire in un progetto di lavoro all’estero, e ritrovarsi con in mano un pugno di mosche, per via delle spese che vi sono richieste una volta arrivati nel paese che vi ospita, promette di costarvi molto (è proprio il caso di dirlo) anche in termini di disillusione.
Se invece considerate un salario modesto alla stregua di un investimento, allora cambia tutto. Ma anche in quel caso, datevi una scadenza. Perché vivere in una città che offre mille opportunità, mille tentacoli, mille occasioni di crescita, e non potervi accedere per mancanza di risorse, rischia, alla lunga, di pesare non poco sul vostro stato d'animo.
Non trascurare il tempo libero
Prendete le ultime righe del capoverso che precede questo (“... vivere in una città che offre…”) e sostituite la parola “risorse” con la parola “tempo”: il risultato non cambierà.
- Informatevi sui giorni di riposo
- Chiarite bene tempi e modi della vostra nuova attività
- Verificate se sono allineati alla vita della città in cui andate
Con il vostro futuro datore di lavoro all’estero - e nel caso non ce ne fosse ancora uno, badate di chiarirvi col prossimo - informatevi bene sui giorni di riposo e sulla quantità di tempo libero che la vostra nuova occupazione vi assicura. Il perché, arrivati a questo punto, dovreste averlo capito. Altrimenti ripartite dalle ultime righe del capoverso che precede questo.
Come trovare un lavoro all’estero
Tolto il supporto offerto dai giganti del recruiting online come Monster.it , che negli hanno saputo semplificare la ricerca di lavoro rendendola una cosa uguale a Roma come a Parigi, a Brooklyn come a Berlino, in ogni angolo del mondo bisogna poi fare i conti con le sue specificità legate al lavoro.
- Informarsi sulle regole legate al lavoro
- Studiare la cultura professionale
- Capire il modo in cui le aziende selezionano
- Quali documenti servono per presentarsi al meglio
Non sarebbe male quindi informarsi sulle modalità in cui si ricerca e si approccia alla professione nel paese in cui siete destinati. Capire in che modo le aziende selezionano, come funzionano i colloqui in loco, quali documenti occorre produrre, e in generale come presentarsi sul mercato.
Garantirsi una “Exit Strategy”
Avete letto bene: exit strategy. Prima di partire per un’esperienza professionale all’estero, provare a simulare delle difficoltà, e quindi immaginare in anticipo come fronteggiare potenziali imprevisti, è la cosa più saggia che possiate fare.
- Chiedetevi quali potrebbero essere le potenziali difficoltà
- Studiate una soluzione per ogni imprevisto
- Fuori dalla propria zona di comfort tutto è amplificato
Trovare una soluzione alternativa al progetto originario, che non lo stravolga, ma che vi permetta di superare senza troppi patemi qualunque difficoltà (quando si vive all’estero tutto è amplificato), si rivelerà la più preziosa dotazione presente nel vostro equipaggio.
Buona avventura!
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